I dati sull’obesità sono preoccupanti: nel 2015 sono risultate obese ben 700 milioni di persone di cui 100 milioni erano bambini. La ricerca, a tal proposito, continua a fare passi in avanti, al fine di trovare strategie che aiutino nella lotta all’obesità la quale sappiamo essere causa di diversi disturbi e malattie. Ebbene, uno studio recente ha individuato un gene che interviene nel metabolismo dei grassi. La ricerca è stata condotta da Maurizio Crestani del Dipartimento di Scienze Farmacologiche e Biomolecolari dell’Università degli studi di Milano: “Ci siamo concentrati in modo particolare sull’attività di un gene, istone deacetilasi 3, HDAC3, che ricerche precedenti suggerivano avesse un ruolo nel metabolismo dei grassi, in modo particolare nel grasso bianco”.
Il grasso bianco differisce da quello che viene chiamato grasso bruno. Il primo agisce come una sorta di magazzino che ha la funzione di immagazzinare energia e si attiva in caso di digiuno. Il secondo invece, quello bruno, ha la funzione di regolare la temperatura corporea e si mette in moto, ad esempio, quando fa freddo.
Ciò che hanno notato i ricercatori è che tale gene regola le funzioni del grasso bianco. “In particolare, se inibito nei tessuti grassi partecipa al cosiddetto browning del tessuto adiposo bianco, ovvero lo rende più simile a quello bruno”. In sostanza, quando il gene HDAC3 viene inibito, il grasso bianco “diminuisce la sua capacità di immagazzinare energia, e quindi grassi” e “diventa metabolicamente più attivo, più abile nel dissipare energia sotto forma di calore”.
L’istone deacetilasi 3 agisce quindi come una sorta di “freno molecolare del metabolismo ossidativo”. Così facendo andrebbe a bruciare i grassi nel tessuto adiposo bianco, impedendo che venga prodotto calore. La possibilità di intervenire su tale gene consentirebbe di “trovare un modo per favorire la riduzione dei grassi accumulati e quindi il peso corporeo, soprattutto nei soggetti sovrappeso o obesi”.