Viaggiare, visitare Paesi e culture diverse dalla propria, è un’esperienza bellissima. Si scoprono nuovi luoghi, nuovi modi di vivere e si stacca dalla routine quotidiana. Se però si raggiunge un luogo con un orario differente dal nostro, il viaggio, per alcuni in particolare, può creare qualche disagio legato al fatto di attraversare in poco tempo più fusi orari.
Cosa succede al nostro organismo? Il disturbo temporaneo è determinato da un’alterazione dei ritmi circadiani, ossia dell’orologio del nostro organismo.
Tali ritmi, che stabiliscono quando è giunta l’ora di dormire e quando invece di svegliarsi, vengono sfasati in maniera direttamente proporzionale al numero di fusi orari attraversati con il viaggio. Ciò vuol dire che più fusi orari attraversiamo più sono le possibilità di soffrire il jet lag.
La ricerca sta cercando di valutare possibili soluzioni che riducano gli effetti negativi del jet lag. È stato infatti scoperto da uno studio condotto dal Weizmann Institute of Science e pubblicato sulla rivista scientifica Cell Metabolism che, riducendo i livelli di ossigeno durante il volo, i stintomi del jet lag si riducono.
Lo studio è stato effettuato con un test sui topi. Questi sono stati sottoposti ad un cambio di fuso orario di sei ore. A partire da sei ore prima di tale cambio è stata abbassato il livello di concentrazione di ossigeno. Ciò che è emerso è che il topo non risulta risentire degli effetti del cambiamento e si abitua immediatamente al fuso orario nuovo.
Tali risultati, sebbene non abbiano ancora dato una soluzione utilizzabile per non soffrire il jet lag, rappresentano un punto di partenza importantissimo affinché ciò possa avvenire. I ricercatori pensano infatti di valutare una possibile modificazione della pressurizzazione della cabina durante i voli intercontinentali al fine di ridurre i livelli di ossigeno, stimandone anche gli effetti che questo avrebbe sui soggetti con problemi cardiaci, vascolari e polmonari, oltre a disturbi del sonno