Avete mai sentito parlare di acufeni? Si tratta di un disturbo uditivo che consiste nel percepire in maniera continuata fischi, ronzii o rumori nell’orecchio. Questa condizione può inficiare profondamente sulla qualità della vita di chi ne soffre, specie se consideriamo che si possono presentare sia di giorno che di notte. Le cause sono le più svariate. Per citarne alcuni: stress emotivo, danni neurologici, infezioni all’orecchio.
Ma quali sono i meccanismi che si verificano a livello cerebrale nei soggetti che soffrono di acufene cronico? A dircelo è una recente ricerca condotta dall’Università dell’Illinois e pubblicata su “NeuroImage: Clinical”. Gli studiosi si sono avvalsi di una risonanza magnetica al fine di creare dei modelli della struttura e della funzione del cervello, giungendo a capire “dove” gli acufeni sono localizzati. Nei pazienti che soffrono di questo disturbo uditivo, una regione specifica del cervello subisce delle alterazioni nella sua funzione: si tratta del precuneo. Questo, quando si soffre di acufeni, mantiene delle connessioni con la rete che tiene il cervello in stato di attenzione in misura maggiore di quanto non faccia con le reti che invece lo mettono in pausa. In pratica è come se il nostro cervello fosse sempre in uno stato di attenzione, concentrato ad ascoltare i ronzii dell’orecchio.
Ecco che, essendo sempre vigilante, intento a percepire suoni e rumori, il cervello non si riposa quasi mai e i soggetti che si trovano in questa condizione appaiono più stanchi e spossati. Tutto questo ha consentito di dimostrare, in maniera scientifica, che soffrire di acufene cronico comporta un peggioramento notevole della qualità della vita. Lo studio si rivela così un precursore per la ricerca di cure mirate.
Pensate che oggi in tutto il mondo soffre di tale disturbo una percentuale di persone tra il 10 e il 30%.