Tra gli strumenti utilizzati durante l’attività fisica ci sono gli activity tracker, dispositivi che consentono appunto di tracciare i passi, i battiti e le calorie consumate. Oggi sul mercato ce ne sono di diversi, ognuno con le proprie specifiche tecniche e con i propri punti di forza, ma anche di debolezza. Infatti, una recente ricerca ha dimostrato che questi dispositivi fitness si possono rivelare imprecisi per alcuni tipi di attività svolte.
Secondo la ricerca commissionata dalla American Council on Exercise (ACE) gli activity tracker non danno risultati particolarmente accurati, ad esempio, quando si gioca a basket e si fa sollevamento pesi. Si tratta infatti di attività che prevedono movimenti complessi. Per arrivare a questa conclusione i ricercatori hanno sottoposto un campione di 20 individui, sia donne che uomini e di età compresa tra i 18 e i 44 anni, ad attività monitorata con i dispositivi presenti oggi sul mercato, oltre che con uno ritenuto dai ricercatori di grande affidabilità.
Un ulteriore studio effettuato invece dai ricercatori dell’Università del Wisconsin, guidati da Lisa Cadmus-Bertram ha preso in esame 40 adulti sani ma in leggero sovrappeso e con un età media di 49 anni. Questi hanno indossato due diversi fitness tracker, i cui dati sono stati confrontati con quelli di un ECG. Ebbene, ciò che è emerso è che entrambi i dispositivi non davano gli stessi risultati dell’ECG, in particolare durante l’attività fisica. Infatti, se a riposo il margine massimo di errore era di 5,1 battiti al minuto in difetto e di 4,5 in eccesso, durante lo svolgimento degli esercizi, invece, la sottostima ha raggiunto i 22.5 e la sovrastima i 26 battiti al minuto.
Si tratta di risultati molto importanti soprattutto dal momento che molti pazienti utilizzano gli activity tracker. Daniel Cantillon, un ricercatore presso la Cleveland Clinic che non ha partecipato allo studio Cadmus-Bertram ha commentato i risultati: “Questi dati costituiscono un primo passo importante nella comprensione della validità clinica dei fitness trackers che molti pazienti già utilizzano. Abbiamo bisogno di dati per testare questi dispositivi in pazienti con particolari patologie, come l’insufficienza cardiaca, la fibrillazione atriale e altri problemi di salute cronici”.
Probabilmente, quindi, i dispositivi in questione non sono sufficientemente precisi e adeguati in caso di patologie, per le quali invece serve un monitoraggio accurato. La loro utilità però non è completamente messa in discussione. Altri studiosi ritengono infatti che gli activity tracker possano offrire una buona stima orientativa di quanto l’attività fisica incida nell’arco dell’intera giornata. C’è poi da considerare l’aspetto motivazionale. Secondo il ricercatore Caitlin Stackpool le persone che usano il dispositivo risultano per il 30-40% più attivi, indipendentemente dalla precisione. Gli activity tracker funzionano perciò come motivatori che ricordano a chi lo usa che deve fare attività.