L’emicrania è una delle patologie più diffuse, spesso sottovalutata da chi ne soffre che perciò continua a sopportare i mal di testa quotidiani o frequenti o ad assumere farmaci che riducano il sintomo e consentano di proseguire con le attività quotidiane.
In realtà questa patologia è da considerare al pari di altre e da curare con molta attenzione, perché ogni soggetto è diverso e perché una cura definitiva e unica per tutti non c’è.
Un motivo in più per tenere gli occhi bene aperti e seguire tutti gli aggiornamenti circa le possibili cure. E oggi abbiamo buone nuove. Secondo quanto riportato dalle sezione Salute de Lastampa.it pare infatti che si stia mettendo a punto una cura diversa dalle altre che agisce non mediante un farmaco, bensì mediante quello che viene definito un “anticorpo intelligente”, il cui scopo è distruggere il CGRP (Calcitonin Gene Related Peptide), una sostanza fisiologica il cui livello aumenta notevolmente durante i fenomeni di emicrania.
La cura arriva dal Centro per la diagnosi e terapia delle cefalee e del dolore dell’Irccs San Raffaele Pisana di Roma, il cui responsabile è Pietro Barbanti.
Per ora si tratta di un trattamento sperimentale cui si possono sottoporre solo i pazienti affetti da emicrania cronica anche se l’obiettivo dell’Irccs di San Raffaele è quello di estendere il trattamento anche a chi ha mal di testa episodici.
Quanto ai risultati, appunto sperimentali, Piero Barbanti ci spiega che ci fanno pensare bene circa nuove possibili cure con l’anticorpo. Questo “viene iniettato sottocute una volta al mese per alcuni mesi consecutivi e la tollerabilità appare ottima, a differenza della maggior parte delle cure preventive finora utilizzate che possono invece indurre sonnolenza, astenia e aumento di peso».
Dei sottoposti alla terapia sperimentale il 74% ha reagito bene alla terapia manifestando una riduzione degli attacchi del 62% dopo i primi tre mesi di trattamento .
Pietro Barbanti precisa inoltre che “Curare un mal di testa complesso non può mai tradursi in un “mi dia una cura”: al paziente è richiesto un attento monitoraggio degli attacchi, un contenimento dell’uso improprio di analgesici e un trattamento delle eventuali situazioni (vedi stress, depressione, ansia) che alimentano la sua patologia”