Combattere la violenza sulle donne: cosa possiamo fare

Il 25 novembre ricorre la Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne. La giornata fu designata nel 1999 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite allo scopo di sensibilizzare la collettività sul tema attraverso le attività promosse da ONG, governi e Organizzazioni internazionali.

La giornata fu scelta in memoria delle tre sorelle Mirabal, che, considerate rivoluzionarie nel periodo di dittatura della Repubblica Dominicana, furono uccise appunto il 25 novembre 1961.

Anche noi di Benessere Viaggi cerchiamo di dare il nostro piccolo contributo, cercando di sensibilizzare e informare i nostri lettori su un tema così delicato e spesso sottovalutato dalle donne stesse. Sebbene tale ricorrenza fa riferimento in particolare al legame che esiste tra il militarismo e la violenza sulle donne, non è solo di questo che parliamo. Quello della violenza sulle donne è un problema che non riguarda solo le donne dei paesi orientali, o che riguarda solo chi ha subito gravi abusi. La violenza sulle donne è un fatto più concreto, comune e diffuso di quel che crediamo ed è per questo che ci riguarda da vicino.

In Italia, se diamo uno sguardo alle ultime statistiche rese note dall’Istat, con riferimento all’anno 2006, qualsiasi sia il tipo di autore che abbia commesso la violenza e qualsiasi sia il tipo di violenza subita, notiamo che almeno nel 90 % dei casi la donna aggredita non denuncia e solo in media il 2,88 % delle donne che hanno subito violenza (fisica o sessuale o stupri e tentati stupri) si è rivolto a centro anti-violenza o associazione per le donne.

Ma come abbiamo detto la violenza sulle donne è un fatto più comune, non dimentichiamo che il Comitato per l’eliminazione della discriminazione contro le donne identifica la violenza contro le donne come ” ogni atto di violenza fondata sul genere che provochi o possa provocare danno fisico, sessuale, psicologico o una sofferenza alle donne, incluse le minacce di tali atti, la coercizione o la privazione arbitraria della libertà, sia in pubblico che nella vita privata.”

La violenza psicologica, ad esempio è una delle più sottovalutate ma anche delle più frequenti, perché sottile e difficile da riconoscere e smascherare, sia per chi la vive che per le persone che stanno intorno alla vittima. Ma si tratta di una violenza a tutti gli effetti, presa in considerazione anche tra i parametri Istat per le indagini sul tema.  Lo stalking, ad esempio, comporta una violenza psicologica molto forte.

Non si può allora tacere. Ciò che possiamo fare è partecipare! Partecipare vuol dire firmare le petizioni, vuol dire non tacere qualora siamo a conoscenza di fenomeni di violenza, vuol dire non tacere quando si è vittima, benché sia questo il caso in cui è più difficile agire. Chi è vittima non deve nascondere, non deve sottovalutare.

Oggi le associazioni per le donne ci sono. Chi è vittima di violenza può ricorrere oltre ai consultori che offrono assistenza gratuita, anche ai centri donna anti-violenza, dislocati sul territorio nazionale e rivolgersi ai numeri rosa cui poter chiamare anche anonimamente per consigli.

 

 

Giusi Lombardo

Appassionata e Amante del benessere a 360°. Amo scrivere e condividere tutto quello che so.

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